lunedì 30 gennaio 2017

"Botta" dal passato

Avete presente quando vi prendono quei momenti di piacere insensato? Quando vorreste scoparvi anche il tavolino per dire ... (sì, sono una signorina e certe cose non dovrei dirle). Ecco. Io questa roba l'ho scritta un anno fa. Francamente me ne pento. Profondamente.
Però è un lato della mia persona. E dato che ho riattivato questo blog è bene che io mi mostri per quella che sono adesso. O almeno è questo lo scopo. Oppure non c'è un vero scopo è solo che mi pento terribilmente di ciò che ho scritto e per espiare le mie colpe lo rendo pubblico perché l'umiliazione mi perseguiti a vita.

"Mi bagnavo solo a guardare i suoi occhi scuri. Non aveva senso questa cosa. Non mi aveva mai sfiorato eppure guardandolo il mio corpo non capiva più niente. Come la mia testa. Volevo mi facesse sua. Volevo i suoi occhi sul mio viso e le sue mani tra il mio corpo. No, non aveva senso e non ne avrebbe avuto mai. La mia razionalità era così reale che mi fermava di fronte alle richieste ma poi, lo guardavo … lo ascoltavo. Leggevo ciò che mi scriveva ogni sera e le mie gambe avevano un fremito.
Se solo le sue labbra fossero state con me … le sue mani ad accarezzarmi il mio viso … toccare le mie labbra … percepire i miei gemiti. Solo a questi pensieri la voglia aumentava. Mi bagno, non rispondo di me, divento paonazza … Immagino le sue mani che afferrano il mio busto trascinandomi al centro del letto, le sue dita che si muovono dentro di me accarezzandomi mentre il suo sguardo intenso mi fissa facendomi scogliere. Lentamente. Piano, continuando a guardarmi, scende lungo il petto leccandomi. La piccola punta della lingua fa piccoli cerchi attorno ai miei capezzoli per poi succhiarli con voglia. Scivola lungo il mio petto mentre la mia schiena s’inarca. Le sue mani aprono le mie gambe e inizia a leccare. Il suo intento non è personale: vuole farmi venire. Farmi godere. Sa che non lo fermerò anzi, chiederò che mi assaggi ancora. Sa come muoversi. Quei tochi mi fanno contorcere, persino il loro pensiero mi fa muovere.  Fermandosi un attimo prima che io venga la sua lingua finirà la sua bevuta. Mi prenderà per il collo portandomi a sé e mi mostrerà il suo sesso pulsante. Inserirà solo la punta muovendola leggermente. Facendomi aprire ancora. Vogliosa. Bagnata. Ancora. Più di prima. Ancora. Ne voglio ancora. La sua ultima perversione sarà il sentirmi completamente arrendere alla sua volontà, il volerlo. Lo voglio, ora. Un colpo secco, una botta finale. Spinto fino in fondo per farmi venire.
Ecco, io al solo pensiero mi eccito, lo desidero. La mia saliva aumenta e la mia lingua freme. Voglio assaggiarlo. Voglio che mi faccia sua. Lo voglio, ora. "


P.S. Sì, mi vergogno come una ladra. Sì non stavo pensando ad un tavolino ma ad un uomo in carne ed ossa ... soprattutto carne ...

P.P.S. Che poi è scritto anche di merda ed è visibilmente orribile senza neanche uno spazio o due caratteri diversi ma ora non stiamo qua a vedere sti difetti ... oppure si ... fate voi. 

giovedì 26 gennaio 2017

C.


                 Ci sono creature assegnate che non riescono a incontrarsi
                 mai e s'aggiustano ad amare un'altra persona
                 per rammendare l'assenza. Sono sagge. Io a vent'anni
                 non conosco gli abbracci e decido di aspettare. 
                 Aspetto la creatura assegnata.

       - Erri de Luca, Tre cavalli


"Creatura" . Non dice "donna" o "uomo", non usa il maschile o il femminile.
E' semplicemente "creatura". Figlia di qualcuno che l'ha lasciata su questa terra per amare.
(in questo caso l'uso del femminile è d'obbligo dato che mi riferisco alla Creatura)



domenica 22 gennaio 2017

Immagini sciolte

Fresco. Fresco è il mattino che entra tra le pieghe della tenda e ti batte sugli occhi per farti svegliare. Fresco è il profumo del bucato messo a stendere. Fresco è il volto di un ragazzo incontrato alla stazione. Fresche sono le pieghe della gonna di mamma la domenica mattina. Fresco il profumo del dopobarba di mio padre.

Allegro. Allegro è il sorriso di mia nonna quando canta una canzone, quando ride, quando scherza. Allegri sono i suoi occhi quando prepara un dolce, quando posso aiutarla o ancora di più quando è lei che può aiutare me. Allegro è il muso di quel cane che ogni volta che lo incontro mi salta addosso e scodinzola felice.

Ovvio. Ovvio è lo stupore nei tuoi occhi con quel primo bacio. Ovvio il tuo amore così puro e sciocco che non vorrei mai rovinare. Ovvio è il destino di chi per una storia o per un'altra ha scelto una strada che non era la sua. Ovvia è la fine di un amore che non è il suo.

Pesante. Pesante era il peso della distanza (frase scontata che fa sempre il suo effetto). Pesante erano i carichi da portare sulle spalle ogni mattina di quei giorni di scuola. Pesanti erano le parole, le azioni, le risate. Pesante era il peso del corpo sotto quei pensieri.

Ruvido. Irto. Morbidi erano invece quei vestiti, quegli oggetti con i quali uno si circonda per sentire calore. Morbidi i fianchi di una donna da poter stringere e provare piacere. Morbido il letto su cui piangere per poi abbandonarsi. Morbidi i cuscini con i quali giocare.

Giocare a nascondino, a mosca cieca, giocare persino a vivere. Vivere di qualcosa che non si possiede. Credere di vivere e rimanere sospesi su una soffice nuvola rosa. Sospesi nel tempo e nello spazio.

Pensa che meraviglia eh? Sospesi nel tempo. Tu ancora giovane e bello, io ancora piccola e innamorata. Ma caro Mondo me lo hai insegnato tu, sospesi nello spazio ancora è possibile ma il tempo .. quello non lo fermi più.

martedì 17 gennaio 2017

Ba-che-ca

Ho scritto talmente tante cazzate che me ne pento profondamente. Anche solo a rileggere i titoli mi sale la tachicardia e la vergogna e mi assale la voglia di eliminare tutto. Probabilmente avrei dovuto fare più cazzate nella vita invece di scriverle ma ormai è andata così. Che poi un cazzo, ho appena 20 anni di tempo ne ho da vendere. Ma seriamente, mi vergogno come una ladra di ciò che scrivevo.

Di stupidaggini o di cose ne ho fatte anche io. Più negli anni passati. Solo che a volte non me ne ricordo, non ci penso. E' passato così tanto tempo e sono cambiate così tante cose che non me ne ricordo.
Ho una bacheca in camera che mi aiuta nei momenti di sconforto a ricordare tutte le cavolate fatte fino ad adesso. Che poi magari non sono nemmeno cavolate:

Ci sono gli autografi sui biglietti dello spettacolo di Ficarra e Picone visti un estate con i miei genitori; c'è il volantino con tanto di biglietto e foto dello spettacolo di Baz (presente il comico ...?) del 2012 visto con la mia migliore amica un estate con tanto di cover dopo, di non ricordo quale gruppo ma ricordo noi abbracciate su uno scalino a cantare a squarciagola;
Ci sono i biglietti consumati della FIDS di due campionati regionali; la mia prima tessera da membro junior del WWF; un disegno degli Avengers che era assieme alla mia meravigliosa action figure di Hulk (che devo dire mi rappresenta alquanto ...);
C'è il volantino della cover band di Vasco dove suonò anche il suo tastierista con la barbetta arancione (e la mia amica fece colpo sul cantante e questo poteva dire altri concerti gratis); c'è il post-it di tutti i contatti del mio Liceo; un sacchetto con un bottone del mio giacchetto preferito (è un anno che lo devo attaccare ma dondolante sulla bacheca dà un tocco id classe); una bustina da zucchero vuota con su una di quelle frasone che a me piacciono tanto "La cosa seccante di questo mondo è che gli imbecilli sono sicuri di sé, mentre le persone intelligenti sono piene di dubbi (Bertrand Russel)"
C'è un fiocco di neve fatto con la carta, un sudoku fatto al Liceo nascosto da vari volantini di musei dove devo ancora andare; c'è la frase del biscotto della fortuna mangiato in un estate meravigliosa a casa della mia amica (si praticamente sto solo da lei)
C'è un bigliettino dei BaciPerugina con una frase di Dante; il biglietto della galleria degli Ufizi assieme al biglietto da visita del ristorante in cui sono stata con un amico prima del museo (era il giorno della maratona quindi la città era mezza chiusa e io volevo sparare ad ogni pirla che avesse su delle scarpe da ginnastica e un numerino al petto);
C'è la carta che conteneva un biscotto della fortuna preso quest'anno l'ultimo giorno di lezioni prima delle vacanze ad un ristorante buonissimo assieme a quelle matte della mia Università; il biglietto da visita di un erborista che fa anche la Naturopata qualunque cosa significhi; ci sono i biglietti per Pistoia con tanto di orari dei pullman, la mia amica (che devo trovarle un cavolo di nomignolo) doveva fare da modella ad un fotografo alternativo e ci siamo lanciate all'ultimo minuto in quella che è stata forse la cosa più folle che riesco a ricordare, (in tre giorni non ho chiuso occhio, la serratura interna della porta era stata rimossa, il padrone di casa è entrato due volte la notte per usufruire del bagno e non mi pento affatto di aver chiuso a chiave la porta di camera e di aver rubato del cibo e aver lasciato la casa in disordine subito dopo essere scappate in direzione della stazione e non è finita lì ...)
Ci sono gli orari dei pullman per andare in città; il biglietto del concerto della Bandabardo; i biglietti del viaggio per il concerto di Caparezza; i biglietti del mio recente viaggio a Bologna in una clinica privata che sembrava un albergo a cinque stelle! e i biglietti del battello e dei musei di Venezia.

Ci sono anche altri fogliettini e foglietti ma sono minori e a rileggere tutto questo forse avrei bisogno di una bacheca più grande o di fare un po' di ordine ...
In ogni caso mi piace tenere tutte queste belle cosine perché quando passo così tanto tempo senza fare niente o senza vedere nessuno, entro nello sconforto e ricordare mi risolleva il morale.

lunedì 9 gennaio 2017

Partendo da un immagine


Quando la MIA allora migliore amica aveva appena preso la patente e scorrazzava allegramente in giro, IO ero un incosciente irresponsabile. Mi sono fatta le prime volte (parliamo di guida, ignoranti pervertiti) di tutti i miei amici e la cosa sconvolgente è che io entravo nelle loro auto senza alcun timore.

Ho affrontato un viaggio di un ora con la mia allora compagna di banco, che andava talmente tanto vicino al guardrail che è un miracolo che lo specchietto non sia magicamente scomparso e subito dopo (sempre lei) se ne stava nel bel mezzo dell'autostrada, uno zig zag continuo senza mai sorpassare nessuno. Al limite eravamo noi i sorpassati. E io non me ne ero neanche accorta. Per me era un'andatura normale. Me ne sono resa conto solo guardando le due tizie sedute dietro attaccate con le unghie ai sedili in preda al terrore.

Sono stata con la mia migliore amica ad una festa e lei ha guidato con il freno a mano abbassato per tutto il tragitto. Ma nonostante questo io non mi ero accorta di nulla è stata la tipa accanto a me a spellarmi via la pelle dal braccio per farmi notare la cosa. Sono viva per miracolo.

Ho affrontato i primi viaggi del mio allora amico ricco (non che adesso non sia ricco) con la sua macchina costosa e la sua velocità mostruosa con tanto di curve prese a 80. E ok ... qui me ne rendevo abbastanza conto.

Sono stata in macchina per vari tragitti con la mia amica napoletana (non che questo significhi qualcosa è solo per identificarla nella mia mente) e le sue salite incerte e le sue partenze ancora più incerte fatte appunto in salita. Però devo ammettere che salite a parte è molto responsabile e attenta anche se a volte fa la matta e va a tavoletta urlando.

Ho anche affrontato un viaggio con mio babbo (suona meglio padre me ne rendo conto ma, gente, per me è Babbo) e la sua macchina sostitutiva con il cambio automatico. Lascio all'immaginazione il resto ...

E poi c'è stata quella peggiore: la MIA prima volta. Dove presa dal panico per una strada sterrata nel bel mezzo del nulla, becco un fosso e la macchina mi slitta via e io per i terrore chiudo gli occhi urlando e mi pietrifico. Con mio babbo attaccato alla maniglia che  mi grida terrorizzato di fare qualcosa e fermare la macchina e visto che io non facevo niente ha tirato così forte il freno a mano che ho avuto paura si staccasse. Siamo rimasti venti minuti a fissare davanti a noi con gli occhi sgranati, lui con le vene delle braccia e del collo che pulsavano con il terrore negli occhi e io paralizzata incredula di non essermi sfracellata.
E' ancora traumatizzato.

Che poi a volerla dire bene ci sarebbe anche l'aneddoto della mucca che mi passa a un centimetro dalla macchina  e mi guarda con aria di sfida. Io inchiodo e la guardo a mia volta. Lei mi guarda. Io la guardo. Ci sfidiamo per pochi secondi poi lei alza lo sguardo. Io mi giro nella stessa direzione e vedo una mandria che viene correndo verso di me. Ho buttato via la cintura di sicurezza e la mia dignità.
Sono scappata via alzando le braccia e come beffa una volta passate a pochi metri dalla mia macchina sono sicura che quella stessa mucca dello sguardo sia tornata indietro e mi abbia fatto una linguaccia.
In tutto questo mio padre stava facendo pipì dietro a dei cespugli.

sabato 7 gennaio 2017

00:49 del passato

Che poi io non avrei mai voluto. Non avrei mai voluto andare via. Scappare via come una vigliacca da tutti, da tutto. Andarmene in cerca di qualcosa di migliore che poi migliore non è stato. Un calvario è stato. Anni d'inferno. Quella che sono lo devo a quegli anni mio malgrado. E ancora sono la stupida di un tempo. E esagero le cose per fingere di avere una vita. Quando invece io una vita non ce l'ho.Ho lasciato tutto, ogni cosa che mi riportasse a quel periodo è stata cancellata. Neanche i ricordi mi sono rimasti. Tutto svanito. Eppure mi rendo conto di aver perso tanto. E un lato di me ne è pure felice. E' contento di aver perso tutto quello perché alla fine tutto quello era deleterio, mi faceva male e io non me ne rendevo conto. No. Lo sapevo ma pur sapendolo mi teneva in vita. MI teneva fuori da quella casa che mi sembrava stretta. Nonostante loro non c'entrassero niente, quella casa mi sembrava stretta. Perché gli unici che avrebbero potuto capire il mio malessere erano loro. Quindi, nonostante le persone al di fuori mi facessero male, fossero false e non avessero un senso per stare lì con me ne avevo comunque bisogno. Per poter uscire, per far finta di non pensare. Ma il problema erano le notti. Quando rimani solo con te stesso e quelle serate a tentare di divertirsi non contavano più, erano come sparite in un attimo e restava solo quell'angoscia di sempre.
Ora ditemi voi uno come fa ad andare avanti. Eppure continua inesorabile la sua corsa o verso un altro tipo di declino oppure verso l'uscita. Di ricadute ce ne sono molte e non finiscono. Non finiscono mai. Però si continua e se siamo fortunati possiamo davvero trovarla quell'uscita.

Non ho più bisogno di te.
E' forse questa la cosa peggiore che può succedere ad una persona, il non essere più necessaria. Non stai con questa perché le vuoi bene, perché quella persona vale qualcosa per te. Lei ti è necessaria. E quando questa necessità cessa di esistere o quando la persona la trova in qualcun altro allora tu diventi obsoleto. Non servi più. Sei come un vecchio oggetto che viene tirato fuori solo con un ricordo, in un momento particolare o per caso. Per caso ... Non sei più qualcosa di indispensabile. Lo sei mai stato? Forse sì. No. Illusioni. Non lo eri e ti sei illuso, e quell'illusione serviva a te quanto alla persona che ti usava.

Frammenti. Frammenti di ricordi che si intrecciano mio malgrado mentre scrivo. Ma io voglio ricordare? Sì, le cose belle non le vorrei scordare. Ma in quelle cose belle è come se rivivessi un'altra realtà. Una fantasia, una storia che ho letto di cui rammento le parti divertenti. Come si può essere così ciechi. Eppure. Eppure lo si è. Per quieto vivere forse. Vivere poi. Mica si vive così. Stai lì e osservi lo scorrere dei giorni. Sempre uguali e tu lì a non fare niente. Progetti. Progetti che si accavallano ovunque e nessuno con cui realizzarli. Ma le persone ci sono. Perché non chiedere? Per paura? No. Perché tu eri l'oggetto di cui si poteva fare a meno succube di una felicità irreale e per evitare di vivere una mancata felicità non si chiama nessuno e si rimane chiusi nelle nostre stanze, nelle nostre "vite" a viaggiare , se ancora rimane, di fantasia.

venerdì 6 gennaio 2017

Questo nome

Ogni tanto mi viene in mente di chiedermi il perché di questo nome. Che poi è anche stupido come nome. Ma perché questo nome?

La storia di questo nome nasce taaanti tanti anni fa. Il tutto per caso.
Una mia amica d'infanzia che ormai amica non è più (perché, gente, capita anche questo quando si cresce. Non è vero che le grandi amicizie che viviamo da piccoli ci seguono per tutta la via. Ma forse c'è sempre una possibilità di ritrovarsi un giorno) insomma, questa mia amica mi parlò per la prima volta di blog. Blog. Parola sconosciuta all'epoca che ancora oggi effettivamente non comprendo (Ora invece è pieno de blog. Spuntano blog ovunque, alcuni rinascono anche pensate. Bloggheggiano tutti!)  Comunque me ne parò lei per la prima volta e io iniziai a spulciare nel magico mondo dei blogghisti. Creature sconosciute che si nascondono dietro un immagine ed un nome per poter parlare liberamente di tutto ciò che vogliono, e perché no, anche per essere capiti. Sì, un po' come gli esseri umani in generale ma dentro uno schermo di computer.

Fatto sta che mi piacque un sacco questa cosa. Questa idea nuova. (Piaciuto l'utilizzo di piacque? Robba eh?!) Dopo un po' di tempo questa mia amica, che ho anche nominato se non sbaglio diversi anni fa, forse con lo pseudonimo di Tia ... vabbè, mi rivelò che ne aveva uno anche lei.
E credetemi lei è veramente pazzesca a scrivere. Ha delle idee geniali ed uno stile perfetto. Ha vinto un sacco di concorsi. E spero vivamente che stia continuando. Non con il blog ma a scrivere.

Volevo dire anche io alcune cose dato che non me la cavavo male (devo dire che qua dentro ho dato il peggio di me. Credetemi potevo fare meglio!) Decisi di provarci anche io. Ma non avevo un nome. Così una sera a forza di chiedermi e chiedere a lei che nome sarebbe stato il migliore, mi fece "Dimmi le prime parole che ti vengono in mente. Senza pensarci." e io abbozzai cose a caso. La mia mente era completamente vuota e dissi davvero le peggio cose. Cose così sciocche. E tra queste c'erano anche "sole" e "pioggia". E fu lei a trovare il titolo. A scriverlo per la prima volta. Sole dopo la Pioggia.

E se all'epoca mi sembrava un nome stupido (e lo credo anche ora) ma gli davo un significato 'romantico' ora capisco che forse era il nome giusto. (E quella cavolo di foto là dietro deve essere eliminata) Perché quel sole dopo la pioggia io l'ho avuto molte volte. Con molti significati diversi. E il sole dopo la pioggia non è una speranza, non è un piangersi addosso sperando in quel sole. Quel sole non è una metafora. Quel sole è il sole caldo che ogni mattina ci viene a svegliare e che ogni notte illumina la luna (Eh? T'ho, nozioni di astrologia, così, gratis) E quel sole è lo stesso che si oscura per permettere la pioggia. E la pioggia è meravigliosa gente. Quel tintinnio che tranquillizza e quel suo odore di ... aria. Aria! Respirare finalmente.
Senza metafore. Solo pioggia e sole.
E nel meteo dopo ogni pioggia arriva sempre il sole.
Come dopo tanto sole arriva ogni tanto la pioggia a rinfrescare.


Quindi, in conclusione ho divagato ancora senza dire niente e senza aver detto qualcosa di concreto.
Prendete quel sole e quella pioggia come volete.

Loro rimarranno lì comunque.
Qualunque sia il vostro parere nei loro confronti.
Un po' come un buon amico.





P.S. Questa cosa l'ho scritta verso le tre del mattino ma mi è sembrata così sconclusionata e divertente in un certo senso, che non potevo ignorarla. Così vi rendente anche conto in che condizioni mentali sono messa hahaahah

mercoledì 4 gennaio 2017

Nulla da dire, parole da cercare ...

In questo momento dovrei studiare perché a breve avrò un esame. Ma la mia mancata voglia di farlo ormai è leggendaria quindi ...

Bhè che si dice? Novità? Nuovi amori, vecchie fiamme ...
Ultimamente sono troppo fissata con l'amore. Non il mio. Io non ne sono fornita. Penso più a quello degli altri. A come siano fortunati alcuni e sciocchi altri. A come forse è impossibile amare una sola persona per tutta la vita. O almeno quando sei giovane. Perché credo che con l'età amare una sola persona sia più facile. Che poi diciamolo , divertiamoci finché possiamo. O no?
Magari senza fare troppo le persone di merda.

Ultimamente sono tutti fissati con il sesso. E' una roba incredibile. O ci faccio più caso io o le becco tutte io ste persone. Roba da matti. Che a me sta anche bene ma dobbiamo parlarne in un certo modo, dipende dal contesto. Non puoi venire li e BUM butti la bomba. Non si fa.
Tutti maniaci stanno diventando. E tutti arrapati. Sono ormoni che girano nell'aria? No, perché fino a poco fa non eravate così. Non con me. Eppure io sono la stessa di dieci anni fa. Fisicamente parlando

Oggi mi va di divagare. E si vede che scrivo cose a caso? Ma proprio non ho voglia di studiare. Non ne capisco neanche il motivo. Preferirei cercarmi un lavoro quasi. Giornalista perché no. Tanto io non ho mai niente da dire, da giornalista invece avrei cose interessanti da scrivere. Potrebbe essere una buona idea sì.

Che poi non capisco perché debbano tutti per forza inquadrarsi in un lavoro. Fossilizzarsi lì. Senza andare oltre. Ultimamente ho conosciuto molte persone che fanno più cose, hanno molte cose carine da fare oltre al lavoro e all'università. E questa cosa mi piace! Tenersi sempre attivi. Fare tante cose. Che poi è quello che vorrei fare anche io ma puntualmente non faccio. Mi servirebbe una persona che mi prenda e mi butti fuori. A forza. E questa persona c'era anche. E io l'ho mandata a quel paese. Vabbé.

Ho parlato del niente anche troppo.