lunedì 20 febbraio 2017

Contrappasso

Passo alcuni attimi nella macchina di mio babbo da sola. E' parcheggiata davanti a quel parchetto dove giocavo da bambina. Adesso gli alberi sono senza foglie e si vede il cielo rischiarato. Fra poco sarà il tramonto. Di lato ci sono le scuole Elementari, non sono cambiate eppure mi sembrano così diverse...
In quel parco ci passavamo le ore dopo il pranzo. Era il nostro giardino, Il posto dove giocare, urlare, far prendere paura ai vecchietti. Le maestre se ne stavano sempre nella stessa panchina a conversare tra di loro. Ci lasciavano liberi. Sapevamo esattamente dove potevamo andare, quanto potevamo spingerci oltre e dove invece era bene fermarsi. Al centro della piazza c'era una fontana di marmo, giocavamo a rincorrerci girandoci attorno oppure noi bambine ci fermavamo a sedere sul suo gradino a disegnare con i gessi o a tirarci i sassi dentro. Cose che non si potevano fare. Era vietato. Però c'era quel sano brivido di disubbidienza.

Alle volte le maestre ci radunavano e ci facevano giocare tutti assieme. In quei momenti si incontravano gli altri bambini delle classi vicine, che in altri momenti era quasi impossibile vedere. Così scoprivi volti nuovi e trovavi nuovi amici. E allora quell'uscita si rivelava importante perché era il momento in cui ritrovarli. Aspettavi quelle ore con impazienza per poterli rivedere.

C'era una certa divisione tra maschi e femmine. I primi giocavano in modo più vivace rincorrendo un pallone o correndo in giro per la piazza, le seconde erano più calme e giocavano quasi sempre negli stessi punti. Ci dividevamo in piccoli gruppetti a seconda del carattere, delle preferenze di gioco. In questo ho sempre invidiato i maschi, possono anche avere gusti differenti ma non finiranno mai per dividersi in gruppi. Certo avranno le loro preferenze sul gioco e allora ci sarà magari la scelta tra pallone o nascondino, ma non si  creeranno mai tensioni tra di loro, gruppi diversi perché non si sopportano. A loro basta un pallone per essere amici.

Noi donne siamo troppo complicate, troppo sciocche. Siamo persone che guardano troppo alle differenze, che su queste ci formano tutta una vita. Si dividono a gruppi e cercano solo persone come loro. Se non segui il percorso, se non fai la classica "vita da ragazza", parti svantaggiata. E lì iniziano i problemi.

Io adoro essere donna. Mi piace il nostro essere lunatiche, il nostro urlare quando siamo felici, i nostri momenti di pazzia, il formare quasi una setta satanica quando ci riuniamo in una stanza a confabulare. Mi piace il mio corpo, la forma , i lineamenti , tutto del corpo femminile è più bello, più leggero, più elegante. Tutto sembra fatto con più attenzione, più rispetto.
Però essere uomo è più facile. Nascere uomo anche adesso, anche nei tempi moderni è più semplice. Ti salva da un sacco di cose, poi dovremmo anche stare attenti a che tipo di uomo ma questo è un'altro discorso.

Semmai avessi un figlio vorrei fosse un maschio. Non che se avessi una bambina non l'amerei allo stesso modo, ma io le femmine proprio non le capisco.

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