martedì 18 aprile 2017

Capolinea

Arrivi a quel punto della vita che non sai più che cosa fare di lì in avanti. Non sai neanche se valga o meno fare qualcosa. Però i giorni passano ed è bene impiegarli in qualche modo. C'è chi si riempie la testa con lo studio, chi pensa, chi legge e chi si diverte facendo del sano sesso terapeutico (che anche questo finirà per non avere più senso e per essere paragonato allo stesso limbo di tutte le altre cose).

La verità è che dovremmo scappare. Prenderci del tempo per noi, da soli. Anche se soli ci si può sentire ogni giorno non ha importanza; si prende un treno, una macchina, una bici, anche le proprie gambe e si va via. Si evade da tutto e ci si isola in una solitudine terapeutica che calma lo spirito (spirito , anima, mente chiamatela come volete). Si rimane lì per ore , se possibile giorni, e ci si ricarica di quell'energia sprecata a ... non fare niente. Perché questi sono giorni persi, persi a non vivere, persi ad andare avanti per inerzia , perché si è sempre fatto così e fermarsi equivarrebbe a morire. Come se ora fossimo vivi.

Io ammiro chi è riuscito a fare della propria vita il suo successo, il suo sogno. Sognare qualcosa e finire per realizzarla, per farla, per vivere ogni giorno quel sogno che adesso è diventato realtà. Ammiro chi ha ancora un sogno. Chi ha energie a sufficienza per realizzarlo, per renderlo possibile, per credere ancora in lui. Ammiro chi ha ancora voglia di fare. Chi ci riesce e si muove. Si alza e lavora.

Se mi dessero adesso un lavoro in mano, qualcosa da fare per cui alzarsi ogni giorno e realizzare qualcosa di concreto io mollerei tutto e lo farei. Anche senza paga solo per alzarmi e rendermi partecipe della vita. Anche solo per sentirmi parte di qualcosa.

Penso a quando da piccola ogni volta che capitava i miei mi portavano in giro. Feste, concerti, serate , ogni cosa che volevano fare io ero con loro. E crescendo con le mie gare ero io a portare "in giro" loro, anche se i miei di giri erano più stancanti e sacrificati. Ma era comunque un uscire a fare qualcosa, a respirare aria nuova , a vedere il mare e sentire che c'era qualcosa oltre la monotonia. Oltre la vita statica di tutti i giorni. Era un vivere, un girare, un non fermarsi mai. Era ridere ogni giorno e ogni momento, era riuscire a scherzare su ogni cosa. Prendere una boccata d'aria e sentirsi felici, sentirsi nel posto giusto al momento giusto.

Rimpiango quei giorni.

3 commenti:

Mr.Foxjumper ha detto...

Certe cose possono riempirci il vuoto che sentiamo, ma solo se esse sono usate nel modo giusto e ci sia un interesse dietro, altrimenti come dici giustamente, diventano palliativi inutili nel limbo insieme a tutto il resto. Un po' come l'alcol per molti giovani, dove al posto di essere di accompagnamento all'uscita serale, diventa il tema centra della stessa. on più un usciamo, ci prendiamo qualcosa da bere e facciamo due risate ma un " Usciamo e prendiamo qualcosa da bere PER farci due risate".

Si ogni tanto bisogna staccare, ritirarsi in campagna o in montagna per qualche giorno, io lo faccio di tanto in tanto e aiuta molto a cacciare via tutto lo stress che una vita cittadina di solito porta ( paradigmatico il momento in cui dopo una settimana di campagna ti ritrovi di nuovo nel traffico cittadino, lì capisci davvero la differenza e che c'è anche una calma nei piccoli gesti che in alcuni posti è maggiore di altra) E sinceramente, non trovo che questo sia un oziare inutile, delle due è sempre creativo o a limite curativo. Il problema che deriva da quest'ozio, se mai, è che questo staccare ci porta via dai nostri "affari" che siano essi lavorativi, affettivi, sentimentali ecc... i quali purtroppo non stanno ad aspettare e ciò ci costringe a ponderare bene quando prendersi queste pause rigenerative.Perché paradossalmente come dici, questi affari ci riempiono la vita ma ce la svuotano anche.

Ti capisco benissimo, anche per me era molto simile, da piccolo era tutto un girare, non fermarsi mai e comunque partecipare anche più attivamente alle feste o alle ricorrenze, il che ti riempiva di ricordi di voglia di vivere e di positività. Sarà sicuramente più difficile, ma io son convinto che è ancora possibile sentirsi giusti in questa vita, c'è sempre un mare a cui dare un occhiata, un bosco in cui respirare e un falò accanto a cui sedersi e sentire quella calma utile. Che è un po' alla fine il succo di tutto il discorso, sentirsi in pace con se stessi senza pensare o vergognarsi al/del tempo perduto.

Deriolend ha detto...

Oppure possiamo prendere e andare in Messico. Da decidere l'identità e se tenere o meno i baffi.

Alikea ha detto...

Mr. Foxjumper è sempre un piacere ricevere questi commenti, anche perché la pensiamo allo stesso modo. Purtroppo prendersi una pausa dagli impegni (il famoso "fischio" del treno di Pirandello) è positivo per riprendere a respirare ma deleterio se poi dobbiamo obbligatoriamente riimmergersi negli impegni precedenti. Le cose vanno dosate nel modo giusto e soprattutto è importante la certezza di quello che si sta facendo.

Caro Derio: i baffi si tengono! E' la prima regola del Messico.