lunedì 24 luglio 2017

Mi racconto

Ho scritto questa lettera mesi fa in risposta ad una di un mio amico molto caro. Ci siamo raccontati, ci siamo detti quelle cose che sapevamo ma che non avevamo il coraggio di dire apertamente a voce.
Questo non è un modo per essere "compatita", per avere attenzione o che so io.
Questa è solo una lettera scritta una notte col cuore in mano e la mente bene in allerta, è solo una lettera che racconta qualcosa che mi è capitato e che come ogni cosa mi ha portato ad essere quella che sono. E sì, è anche una lettera per una persona speciale che mi vuole un gran bene e non vorrebbe che mi succeda più nulla.

In un certo senso forse devo dire grazie a tutto questo perché mi è servito da lezione molto più delle lezioni in aula.
(Riporto la lettera come l'ho scritta senza cambiamenti se non le correzioni di errori di ortografia)

"Non ti ho risposto prima perché eri impegnato con l'esame di economia e non volevo in alcun modo distrarti ulteriormente. Che dire, nulla. Lo comprendo e capisco e l'unica cosa che posso fare quella di provare a raccontarmi come hai fatto tu. 

Io non ho mai avuto problemi di solitudine, ero e sono sempre stata per i fatti miei vivendo nel mio piccolo mondo immaginario. E forse è stato proprio questo il problema. Il non riuscire ad integrarsi nel mondo vero, l'interagire con le persone. Tutti erano più avanti, più uniti, parlavano di cose normali ma a me non importava perché avevo il mio mondo e nel mio mondo vivevo bene. Forse è anche per questo che crescendo sono sempre stata amica di persone strane o particolari, soprattutto di persone con una spiccata intelligenza amanti della lettura; perché in fondo anche loro vivevano nel loro mondo. 
Però crescendo le cose si sono fatte più pesanti. non c'è posto per le fantasie da bambina tutte sono già donne, già adulte, tutte sembrano far parte di un club esclusivo nel quale puoi entrare solo se fai le loro stesse cose. Non mi è mai andato a genio essere come gli altri, avere le stesse cose degli altri. No, non ci sto. Non voglio. 
A casa mia o con la mia vecchia amica era possibile essere me stessa ed essere felice, però le cose cambiano in fretta e lo stare a contatto ogni giorno per cinque ore o più con delle ragazze che sono omologate non è facile. La mia amica aveva conosciuto altre ragazze , usciva con loro e si divertiva e mi portava con sé a volte ma questa è un'altra storia. 
Fatto sta che ad un certo punto mio malgrado aprii gli occhi e vidi attorno a me persone che mi prendevano in giro, non solo a me, che credevo un po' amiche e che si erano rivelate invece false. 
Vedendomi già come diversa in partenza questa cosa non ha fatto altro che amplificare il mio disagio. Ed eccola lì la presenza che mi segue ovunque, che non mi ha più lasciato. 
Essere a disagio con me stessa e con gli altri.
Chi parla di bullismo solo quando una persona di ammazza o solo quando qualcuno viene picchiato sbaglia. Quelli sono gli eccessi, la fine di tutto un meccanismo che parte da dietro. Il bullismo parte dagli atteggiamenti, le occhiate, le risate, piccoli commenti che noterai sempre di più. Fin ad arrivare a credere che ogni singolo minuto chiunque nella tua stanza stia parlando e ridendo di te. (Che poi alla fine magari si rivela anche essere vera come cosa) Un carattere debole come il mio poi, crolla facilmente.  Mantieni le apparenze e cerchi di svagarti fino all'ultimo, non vuoi crederci e non vuoi pensarci ma arrivi ad un certo punto nel quale ti senti un errore, uno sbaglio e crolli. 
Non sei come le altre, non pensi come le altre, i gesti, i modi, le cose che fai tutto sbagliato.
Tutto da correggere.
Tu non sei adatta a stare qua.
Non sei in grado di avere una vita normale.
Dove è che sbagli? Come puoi andar bene così?
Diversa. Strana. 
Tutto da rifare. 
Inadatta.
Così inizi senza rendertene conto ad avere paranoie e ansie a livelli sempre maggiori, ti chiusi in te stessa, inizi a stare male a piangere sempre più spesso, ad essere scontrosa ad arrabbiarti per tutto. Poi hai un briciolo di coraggio provi a chiedere aiuto ma nessuno ti ascolta, le tue parole vengono sommerse ed ignorate per l'ennesimo sabato sera fuori in discoteca al quale partecipi anche tu solo per cercare di non crollare. Ma è inevitabile. 
Così ogni mattina ti svegli con la nausea e alcune volte vomiti per questo non fai colazione né a casa né in aula, il pranzo è leggero quasi inesistente. Poi ti chiudi in camera dicendo di studiare, ti butti a terra e piangi. Fino ad esaurire le forze. Per poi riprenderti miracolosamente. Ti riprendi un poco giusto il tempo di una cena, film, serie tv e dopo notti insonni, l'angoscia ricomincia. Domani dovrai rivedere quei volti, sentire quelle voci. E allora non si dorme si pensa o si corre nuovamente a vomitare. Così per giorni, poi mesi ed infine passa un anno. E tutti si accorgono che stai un po' male, che sei messa male ma nessuno che venga da te a darti una mano. 

Io sono sola. Sono sola perché mi sono rialzata da sola. Ho capito cosa sono le cose importanti e piano piano ho eliminato tutte le altre. Amicizie superflue, via. Rapporti sbagliati, via. L'amica che consideravo mia sorella l'ho persa il primo anno di università (stavo male anche all'ora perché questo è il percorso sbagliato e le continue litigate con lei e il suo costante ignorarmi non mi aiutava), mi ha mentito, nascosto milioni di cose. Ma questo non è importante. Troppi dettagli che adesso non sono importanti. 
Quando riesci a capire ciò che conta e comprendi gli errori di quelle persone allora per te non esistono. Ti svegli la mattina e entrando in aula vedi solo il tuo banco, la tua compagna e una o due persone. Il resto è buio. Il resto non esiste. Non percepisci più i suoni, non vedi più i volti. Prosegui finché quelle persone non spariranno per sempre dalla tua vita. 
Anni dopo ho detto ad una mia amica di ballo quello che mi era successo in quegli anni e lei per tutta risposta ha detto "Sapevamo che c'era qualcosa che non andava ma finché non eri tu a fare il primo passo, noi non volevamo immischiarci". Stronzata. Fai così e perdi qualcuno o in termini di amicizia o in termini di vita.

Ho scritto anche troppo, ti chiedo scusa.

P.S. Tu hai la tua solitudine io ho la mia angoscia"

Che dire.
Posso dire che ci sarebbe altro da dire ma penso che la questione si capisca anche così. Questo non è il classico post che faccio solitamente ed è molto lungo ma mi sentivo di condividerlo. Dico anche che questo disagio e questa angoscia non sono ancora totalmente passate: detesto tutt'ora trovarmi in luoghi molto affollati, mi sento a disagio quando devo fare nuove conoscenze, mi piace il mio corpo ma conosco i suoi difetti e vorrei fare qualcosa per migliorarlo,  continuo a sentirmi diversa in alcune situazioni nonostante apprezzi la persona che sono, non riesco ancora ad interagire bene con gli estranei e tendo sempre a non parlare mai di me. Ecc.. ec..
Ma non sto più male, posso ritenermi contenta e nel mio piccolo assieme alle persone giuste sono felice. Non credo che si possa cambiare radicalmente il proprio modo di pensare in pochi anni ma credo che piano piano le cose possano andare meglio e i ragionamenti di una persona possano migliorare.

Questa è solo una lettera, è solo una storia. Ma ogni storia può far pensare e può dare una mano.
Non credo che per questa sia così ma se mi dovessi sbagliare sono contenta.
Prendete queste parole un po' come volete voi ma vi prego di farne l'uso migliore.

Pi greco

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